Logo Università Primo Levi

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una corsista del laboratorio di pianoforte.


CONCLUDENDO…

Un ossimoro, il titolo: quei puntini di sospensione che proseguono un verbo dal significato inequivocabile. Ciò che si conclude richiede un punto fermo.

Ma non fa al caso nostro una punteggiatura ‘di scuola’. Ci piace andare oltre la lettera, oltre lo schema, per arrivare alla sostanza delle cose. Per cui la forma del titolo, lasciatemelo dire, è corretta, perché ci riferiamo a un evento ben definito, un  Laboratorio di pianoforte che, per rispetto delle norme di sicurezza , si è svolto online.

Come si può realizzare online un corso simile?

Si può, o meglio, lo ha realizzato con successo il M°. Professor  Uberto Martinelli, Docente di Pianoforte anche presso l’Università Primo Levi di Bologna; moltiplicando generosamente la sua cultura, non soltanto pianistica, per tutti i suoi frequentatissimi Laboratori.

Gli allievi hanno livelli diversi di approccio allo strumento, ma tutti sono considerati uguali, a tutti viene data attenzione, cura, consigli, ognuno è promosso ad esprimere il meglio di sé. E non solo dal punto di vista tecnico, ma, quel che più conta a nostro avviso, dal punto di vista umano. E’ la persona dell’allievo, che interessa al maestro Martinelli: a tutti egli propone modelli  di ascolto di autori e interpreti, dai classici ai moderni, senza risparmio- non mancano messaggi neppure per i giorni festivi, quando si presume si abbia più tempo per stare con se stessi a ricostituire i pensieri – e con generosità di invio di spartiti in pdf, perché si possano subito praticare dal vivo, se uno vuole.

Si fa cultura, con il maestro Martinelli, si fa musica, si impara il rigore della tecnica e l’arte dell’interpretazione. Certo bisogna ascoltare, ascoltarsi, rimanere in silenzio quando non è il tuo turno sulla tastiera. Si apprende anche così, s’impara ad apprezzare e a conoscere gli altri colleghi di corso nelle loro variegate personalità.

Vorremmo terminare queste poche righe di ringraziamento, stilate sul limitar della soglia – fra poche lezioni si chiude e i corsi riprenderanno nell’ottobre prossimo- con una citazione:

Un noto professore di pianoforte diceva a volte, non senza fiera modestia,  e attribuendo evidentemente alle proprie parole il valore di una tesi: “Io non insegno musica, io insegno a suonare il pianoforte”…Non riesco ad immaginare niente di più sbagliato. Anche se insegnasse strumenti a percussione avrebbe dovuto, contemporaneamente allo  studio dello strumento, insegnare la musica. Tanto più se si tratta del pianoforte che…è uno strumento insostituibile per insegnare la musica, per il semplice motivo che sul pianoforte si può eseguire e sentire decisamente tutto.” (H. Neuhaus, L’arte del pianoforte, Sellerio, III ed., 2021, p.302).

Che aggiungere di meglio?

Con il professor Martinelli abbiamo riaperto la tastiera, siamo entrati in noi stessi, abbiamo rimesso le mani in pasta – che piacere sfiorare di nuovo quei tasti bianchi e neri! – e abbiamo fatto musica vera.

E ora torniamo al titolo.

Il gerundio è un ‘modo indefinito’, non ha persona, né concordanza di genere, né numero. E’ un modo  strumentale e dinamico. Come assomiglia all’artista! E i puntini che sospendono  la frase permettono a ciascuno la libertà di continuarla, arricchendola di pensieri propri.

Dinamismo, introspezione, cultura, libertà.

Grazie, maestro, per le sue lezioni d’autore.

Prof.ssa Paola Marabini