Musica, Cinema e Spettacolo
A.36
Il cinema di Pier Paolo Pasolini
Martedì
17:00 / 19:00
| 12 incontri
Inizio | Martedì, 11 Ottobre 2022
Sede |
UNIBO Scienze della comunicazione
via Azzo Gardino 33 - Bologna
Contributo | € 105
Un itinerario nel cinema di Pier Paolo Pasolini, uno degli autori di maggiore e drammatica attualità nella cultura italiana degli ultimi sessant'anni.
Nel 1961 esordisce nella regia con Accattone che è calato nel mondo delle borgate. Il cinema gli consente di usare la materia stessa del reale (i corpi e i luoghi) per evocare l'universo del sottoproletariato delle borgate prima e del Terzo Mondo in seguito. Seguiranno altri due film ambientati nello stesso universo di emarginazione, Mamma Roma (1962) e La ricotta (1963), episodio di RoGoPaG, un originale esempio di cinema nel cinema.
Con La rabbia (1963), Pasolini sperimentò un'inedita forma di poema filmico, usando materiale di repertorio e imprimendovi un commento in versi e in prosa.
Nel 1964 si ispira ai testi sacri per Il Vangelo secondo Matteo dove si confronta con la tradizione religiosa, collocando un Cristo 'povero' nella miseria dell'Italia meridionale. L'attività cinematografica assorbe intensamente Pasolini ma continua a scrivere versi.
Nel 1966 un'altra svolta cinematografica: con Uccellacci e uccellini, fiaba picaresca sulla fine dell'ideologia, sperimenta il registro umoristico. Nel 1967 realizza una versione onirica dell'Edipo Re di Sofocle, che definisce la propria autobiografia e nel 1968 Teorema, ispirato al suo romanzo omonimo e Appunti per un film sull'India (1968), breve e originale film su un viaggio indiano.
In quel periodo Pasolini teorizza un cinema di poesia e realizza un film in due parti, Porcile (1969), una in versi e l'altra muta, e reinventa la tragedia di Euripide con Medea (1969), dove evoca l'impossibile conciliazione del mondo moderno, laico e razionale, con il mondo antico. Fra il 1969 e il 1970 realizza un altro originale esperimento filmico, Appunti per un'Orestiade africana, un laboratorio aperto su un film a venire dove si inanellano varie forme (il racconto, il diario di viaggio, il film musicale, il documentario antropologico etc).
All'inizio degli anni '70, Pasolini decide di realizzare tre film ambientati nel passato, che contrappone polemicamente al presente, e si ispira liberamente a Boccaccio, Geoffrey Chaucer e alla novellistica araba per la Trilogia della vita, composta da Il Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972) e Il fiore delle Mille e una notte (1974).
Prima di essere brutalmente assassinato, in circostanze ancora non chiarite, Pasolini realizza Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), un'allucinante, visionaria discesa agli inferi, un film sul presente come orrore e degradazione, sull'annullamento dell'individuo che si lascia assuefare ad un 'nuovo ordine' di conformismo e indifferenza.