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Primo Levi

Un secolo fa, il 31 luglio 1919, nacque Primo Levi.

Fu un uomo mite ma non remissivo, dallo sguardo sagace e icastico. La storia del suo tempo Lo segnò per sempre, fino alla morte improvvisa nel 1987. Uscì fortunosamente dal campo di concentramento di Auschwitz, dopo essere stato internato nel campo di raccolta di Fossoli, vicino a Carpi, in provincia di Modena. In  casa nostra, quindi, dove vennero radunati dapprima i prigionieri di guerra inglesi. Successivamente il campo diventò un centro di raccolta degli ebrei italiani destinati a essere deportati nei campi di concentramento nazisti.

La “colpa” di Primo Levi fu quella di essere ebreo e uomo di cultura. Si laureò in chimica. La competenza in questa disciplina gli salvò la vita e gli consentì di sopravvivere alle durissime condizioni della prigionia, ritornando in Italia dopo un avventuroso viaggio che descrisse nel romanzo La tregua. Soprattutto fu un testimone eccezionale: trasmise la Sua esperienza scrivendo Se questo è un uomo, che è la Sua opera più diffusa, autobiografica e di grande valore documentale, tradotta in molte lingue.

L’analisi dell’Autore appare priva di sentimenti rancorosi, lasciando invece spazio all’indagine storica e psicologica, alla ricerca dentro la zona grigia (come Egli la chiamò) in cui sono racchiusi i tanti personaggi protagonisti e artefici della violenza nazifascista. Il Suo resoconto ci parla della speranza e della disperazione sia dei vinti che dei vincitori.

L’obiettività della Sua narrazione esprime una critica serena, ma non per questo meno rigorosa, della società contemporanea. Emerge così quello straziante sentimento della realtà che, partendo dal riferimento individuale, si espande alla responsabilità collettiva.

L’Università Primo Levi è orgogliosa di portare il Suo nome e di ricordare il centenario della nascita.

 

Franco Franchi

Presidente Università Primo Levi